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Prima Che Aneli
Blake Pierce


Un Mistero di Mackenzie White #10
Da Blake Pierce, autore di successo del libro IL KILLER DELLA ROSA (un best-seller con più di 1200 recensioni da cinque stelle), è in arrivo il volume #10 della serie di gialli mozzafiato di Mackenzie White, PRIMA CHE ANELI è il volume #10 nella serie dei misteri di Mackenzie White, che inizia con PRIMA CHE UCCIDA (Libro #1), un best-seller con più di 500 recensioni! L’agente speciale dell’FBI Mackenzie White è chiamata a indagare quando viene rinvenuto per la seconda volta un cadavere in un deposito. Inizialmente non sembrano esserci collegamenti tra i due casi, ma scavando più a fondo, Mackenzie si accorge che è opera di un serial killer, e che presto colpirà ancora. Mackenzie sarà costretta a entrare nella mente di un pazzo per tentare di capire come ragioni l’assassino, ossessionato da disordine, accumulazione e spazi claustrofobici. È un luogo oscuro, dal quale Mackenzie teme di non riuscire a riemergere, ma non può tirarsi indietro se vuole avere una possibilità di vincere questa sorta di gara con il killer e salvare le sue prossime vittime. Sempre che non sia troppo tardi. Thriller-noir psicologico dalla suspense mozzafiato, PRIMA CHE ANELI è il libro #10 in una nuova, avvincente serie – con un nuovo, irresistibile personaggio – che vi terrà incollati alle pagine fino a tarda notte. Di Blake Pierce è anche disponibile il best-seller IL KILLER DELLA ROSA (Un Mistero di Riley Paige – Libro #1), con più di 1200 recensioni da cinque stelle, da scaricare gratuitamente!







P R I M A C H E A N E L I



(UN MISTERO DI MACKENZIE WHITE — LIBRO 10)



B L A K E P I E R C E



TRADUZIONE DI

VALENTINA SALA


Blake Pierce



Blake Pierce è l’autore della serie mistery campione d’incassi RILEY PAIGE, che include tredici Libri (e altri in arrivo). Blake Pierce è anche l’autore della serie mistery MACKENZIE WHITE che comprende nove libri (e altri in arrivo); della serie mistery AVERY BLACK che comprende sei libri; della serie misteri KERI LOCKE che comprende cinque libri; della serie mistery GLI INIZI DI RILEY PAIGE che comprende due libri (e altri in arrivo); della serie mistery KATE WISE che comprende due libri (e altri in arrivo); dell’emozionante mistery psicologico CHLOE FINE che comprende due libri (e altri in arrivo); e dell’emozionante serie thriller psicologico JESSE HUNT che comprende due libri (e altri in arrivo).

Un avido lettore e da sempre amante dei generi mistery e thriller, Blake ama avere vostre notizie, quindi sentitevi liberi di visitare il suo sito www.blakepierceauthor.com (http://www.blakepierceauthor.com) per saperne di piГ№ e restare informati.



Copyright © 2018 di Blake Pierce. Tutti i diritti riservati. Ad eccezione di quanto consentito dalla Legge sul Copyright degli Stati Uniti del 1976, nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta, distribuita o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo, né archiviata in un database o un sistema di recupero senza aver prima ottenuto il consenso dell’autore. La licenza di questo e-book è concessa solo ad uso personale. Questo e-book non può essere rivenduto o ceduto a terzi. Se si desidera condividere il libro con altre persone, si prega di acquistare una copia per ciascun destinatario. Se state leggendo questo libro senza averlo acquistato, oppure senza che qualcuno lo abbia acquistato per voi, siete pregati di restituire questa copia e acquistarne una. Vi ringraziamo per il rispetto nei confronti del lavoro dell’autore. Questa è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, aziende, società, luoghi, eventi e fatti sono frutto dell’immaginazione dell’autore, oppure sono utilizzati in modo fittizio. Qualsiasi somiglianza a persone reali, in vita o decedute, è puramente casuale. Copyright immagine di copertina Joe Prachatree, concessa su licenza di Shutterstock.com.


LIBRI DI BLAKE PIERCE



UN’EMOZIONANTE SERIE PSICOLOGICA DI JESSIE HUNT

LA MOGLIE PERFETTA (Libro #1)

IL QUARTIERE PERFETTO (Libro #2)

LA CASA PERFETTA (Libro #3)



L’EMOZIONANTE SERIE PSICOLOGICA DI CHLOE FINE

LA PORTA ACCANTO (Libro #1)

LA BUGIA DI UN VICINO (Libro #2)

VICOLO CIECO (Libro #3)



I GIALLI DI KATE WISE

SE LEI SAPESSE (Libro #1)

SE LEI VEDESSE (Libro #2)

SE LEI SCAPPASSE (Libro #3)



LA SERIE DEGLI INIZI DI RILEY PAIGE

LA PRIMA CACCIA (Libro #1)

IL KILLER PAGLIACCIO (Libro #2)



LA SERIE DI GIALLI DI RILEY PAIGE

IL KILLER DELLA ROSA (Libro #1)

IL SUSSURRATORE DELLE CATENE (Libro #2)

OSCURITГЂ PERVERSA (Libro #3)

IL KILLER DELL’OROLOGIO (Libro #4)

KILLER PER CASO (Libro #5)

CORSA CONTRO LA FOLLIA (Libro #6)

MORTE AL COLLEGE (Libro #7)

UN CASO IRRISOLTO (Libro #8)

UN KILLER TRA I SOLDATI (Libro #9)

IN CERCA DI VENDETTA (Libro #10)

LA CLESSIDRA DEL KILLER (Libro #11)

MORTE SUI BINARI (Libro #12)

MARITI NEL MIRINO (Libro #13)

IL RISVEGLIO DEL KILLER (Libro #14)

IL TESTIMONE SILENZIOSO (Libro #15)



LA SERIE DI GIALLI DI MACKENZIE WHITE

PRIMA CHE UCCIDA (Libro #1)

UNA NUOVA CHANCE (Libro #2)

PRIMA CHE BRAMI (Libro #3)

PRIMA CHE PRENDA (Libro #4)

PRIMA CHE ABBIA BISOGNO (Libro #5)

PRIMA CHE SENTA (Libro #6)

PRIMA CHE COMMETTA PECCATO (Libro #7)

PRIMA CHE DIA LA CACCIA (Libro #8)

PRIMA CHE AFFERRI LA PREDA (Libro #9)



LA SERIE DI GIALLI DI AVERY BLACK

UNA RAGIONE PER UCCIDERE (Libro #1)

UNA RAGIONE PER CORRERE (Libro #2)

UNA RAGIONE PER NASCONDERSI (Libro #3)

UNA RAGIONE PER TEMERE (Libro #4)



SERIE DI GIALLI DI KERI LOCKE

TRACCE DI MORTE (Libro #1)

TRACCE DI OMICIDIO (Libro #2)

TRACCE DI PECCATO (Libro #3)

TRACCE DI CRIMINE (Libro #4)

TRACCE DI SPERANZA (Libro #5)


INDICE



PROLOGO (#u6888216a-68e8-5277-9553-bf7d1b1d1bab)

CAPITOLO UNO (#ufcb50b7e-b9c7-50c9-b862-5c4bbfc22fba)

CAPITOLO DUE (#u898b7f96-4821-561c-b7dd-5ae1254370db)

CAPITOLO TRE (#u1cf4d444-d567-5993-b325-7eca830350f7)

CAPITOLO QUATTRO (#u7a6839f3-cd1e-50c0-b576-b8e0df343450)

CAPITOLO CINQUE (#uc4ca14dc-5377-504f-8784-cc3de7629c22)

CAPITOLO SEI (#ua7ceb08d-fa92-5699-9002-59535cedacf5)

CAPITOLO SETTE (#u5d24c70b-e878-56e4-aa6a-cf9dd1602838)

CAPITOLO OTTO (#u52c70af8-9bbe-5440-9eb0-b5aac1ec5c99)

CAPITOLO NOVE (#u6a2b205b-0697-59e4-8182-17ba4c6d6582)

CAPITOLO DIECI (#uae528b5e-1ba7-5be2-b0d8-b2c086e2dfb9)

CAPITOLO UNDICI (#litres_trial_promo)

CAPITOLO DODICI (#litres_trial_promo)

CAPITOLO TREDICI (#litres_trial_promo)

CAPITOLO QUATTORDICI (#litres_trial_promo)

CAPITOLO QUINDICI (#litres_trial_promo)

CAPITOLO SEDICI (#litres_trial_promo)

CAPITOLO DICIASSETTE (#litres_trial_promo)

CAPITOLO DICIOTTO (#litres_trial_promo)

CAPITOLO DICIANNOVE (#litres_trial_promo)

CAPITOLO VENTI (#litres_trial_promo)

CAPITOLO VENTUNO (#litres_trial_promo)

CAPITOLO VENTIDUE (#litres_trial_promo)

CAPITOLO VENTITRÉ (#litres_trial_promo)

CAPITOLO VENTIQUATTRO (#litres_trial_promo)

CAPITOLO VENTICINQUE (#litres_trial_promo)

CAPITOLO VENTISEI (#litres_trial_promo)

CAPITOLO VENTISETTE (#litres_trial_promo)

CAPITOLO VENTOTTO (#litres_trial_promo)

CAPITOLO VENTINOVE (#litres_trial_promo)

CAPITOLO TRENTA (#litres_trial_promo)

CAPITOLO TRENTUNO (#litres_trial_promo)

CAPITOLO TRENTADUE (#litres_trial_promo)

CAPITOLO TRENATRÉ (#litres_trial_promo)

CAPITOLO TTRENTAQUATTRO (#litres_trial_promo)

CAPITOLO TRENTACINQUE (#litres_trial_promo)

CAPITOLO TRENTASEI (#litres_trial_promo)

CAPITOLO TRENTASETTE (#litres_trial_promo)

CAPITOLO TRENTOTTO (#litres_trial_promo)

CAPITOLO TRENTANOVE (#litres_trial_promo)




PROLOGO


Aveva paura di aprire gli occhi. Li aveva chiusi – da quanto, non lo sapeva – perché era certa che lui la stesse per uccidere. Nonostante non l’avesse ancora fatto, non riusciva ancora a riaprirli. Non voleva vedere l’uomo, né quello che aveva in serbo per lei. Sperava che, quando fosse giunto il momento, la sua morte sarebbe stata un po’ meno dolorosa, se avesse ignorato come sarebbe stata uccisa.

Ma ad ogni minuto che passava, Claire iniziò a domandarsi se ucciderla fosse davvero nelle intenzioni dell’uomo. La testa le doleva ancora, nel punto in cui prima l’aveva colpita con qualcosa, forse una sorta di martello. La sua memoria era offuscata, così come lo erano i ricordi di quello che era accaduto subito dopo.

C’erano particolari che Claire poteva dedurre anche con gli occhi chiusi. Ad un certo punto, l’uomo l’aveva sistemata sul sedile posteriore di un’auto. Sentiva il ronzio del motore e il volume basso della radio, sintonizzata su una stazione locale (WRXS, solo autentica musica grunge dall’area di Seattle). Inoltre, sentiva anche un odore familiare; non era cibo, ma era comunque qualcosa di naturale.

Apri gli occhi, stupida, si ammonì. Siete in macchina e lui sta guidando. Non è che ti può uccidere in questo istante, no?

Si impose di aprire gli occhi. In quel momento, l’auto passò su un piccolo dosso e prese a rallentare. Claire sentì lo stridio dei freni e la ghiaia scricchiolare sotto le ruote. La radio trasmetteva “Love, Hate, Love” di Alice in Chains. Davanti a sé, tra le due sagome dei sedili anteriori, vedeva la scritta luminosa della stazione WRXS.

Poi, naturalmente, c’era il fatto che era legata e imbavagliata. Era quasi sicura che quello che l’uomo le aveva infilato in bocca e allacciato dietro la testa fosse un giocattolo erotico, di quelli con la pallina rossa al centro. Per legarle la mani dietro la schiena, invece, doveva aver usato delle fascette di plastica, così come per le caviglie.

Come percependo che aveva aperto gli occhi, l’uomo si girò a guardarla e le sorrise. In quel momento, Claire ricordò perché si fosse arresa a lui così facilmente. Psicopatico o no, era bellissimo.

L’uomo tornò a voltarsi e parcheggiò l’auto. Quando scese e aprì la portiera posteriore, lo fece con estrema nonchalance, quasi fossero azioni che ripeteva quotidianamente. Si chinò dentro l’abitacolo e la prese per le spalle. Quando la mano destra le sfiorò il seno, Claire non capì se fosse stato un gesto intenzionale o no.

La tirò verso di sé per le spalle. Claire tentò di scalciare, ma le caviglie legate glielo impedivano. Una volta fuori dall’auto, notò che era quasi il crepuscolo. Il cielo spruzzava una pioggerellina fine – anzi, come diceva sempre suo padre, la sputava – e si era levata una leggera foschia.

Quando se la caricò in spalla, Claire vide, oltre la macchina dietro di loro, una collinetta, un vialetto di ghiaia e una catena che finiva in una fatiscente cuccia per cani nel giardino. La cuccia era strana... sembrava quasi costruita apposta per apparire fatiscente. All’interno c’era qualcosa... non si trattava di un cane, ma di...

Che diavolo è quello? si chiese. Ma sapeva benissimo cos’era, e le dava i brividi. La paura la attanagliò e la stranezza di quello che aveva appena visto, per qualche motivo, le diede la certezza che sarebbe morta – che l’uomo che la stava portando in spalla fosse completamente fuori di testa.

All’interno della cuccia c’erano delle bambole. Forse due, non si capiva. Erano sistemate una accanto all’altra, con le teste leggermente inclinate.

Pareva che stessero sbirciando fuori dalla cuccia, fissando Claire.

Un terrore profondo si impossessГІ della sua mente, rifiutandosi di lasciarla andare.

“Cosa vuoi farmi?” chiese all’uomo. “Ti prego... farò qualunque cosa, se mi lasci andare.”

“So che lo farai” rispose lui. “Oh, lo so, lo so.”

L’uomo iniziò a salire i traballanti gradini del portico, poi fece un brusco movimento oscillatorio verso destra. Claire quasi non sentì l’impatto della ringhiera contro la sua tempia. L’oscurità calò su di lei troppo rapidamente perché potesse accorgersi di qualcosa.



***

Aprì gli occhi e seppe che era passato del tempo. Troppo tempo.

Aveva anche la sensazione di non trovarsi più alla casa vicino a quella cuccia per cani. L’uomo doveva averla portata da un’altra parte.

La sua paura schizzГІ alle stelle.

E adesso dove mi ha portata?

Lanciò un grido e, appena la sua voce risuonò, l’uomo le coprì bruscamente la bocca con la mano. Premette il corpo contro di lei e Claire lo sentì duro sotto la cintola. Il suo alito era stantio e puzzava di patatine. Tentò di dimenarsi, ma era ancora legata.

“Andrà tutto bene” sussurrò lui.

Poi la baciò sulle labbra. Fu un bacio lento, come se lo volesse assaporare al meglio, ma non c’era traccia di desiderio. Nonostante l’evidente erezione che le premeva contro il fianco, Claire sentiva che quello che l’uomo voleva fare non aveva niente a che fare con il sesso.

L’uomo si alzò e le mostrò il bavaglio con la pallina, prima di rimetterglielo. Claire scosse la testa cercando di opporsi, ma lui ebbe la meglio. Dopo averglielo allacciato, le lasciò andare la testa, che ricadde contro il pavimento.

Claire si guardò freneticamente intorno, in cerca di qualcosa che potesse esserle d’aiuto, e fu allora che ebbe la conferma che non si trovava più nella casa di prima. No... era un luogo diverso. C’erano cianfrusaglie ovunque, accatastate contro pareti di metallo. Dal soffitto pendeva una lampadina che emanava una debole luce.

No, non ГЁ casa sua, pensГІ. Sembra un magazzino... ma che cavolo... ГЁ il mio magazzino?

Ed era proprio così. Quella realizzazione le piombò addosso con più violenza dell’impatto del pavimento contro la sua testa. Adesso aveva praticamente l’assoluta certezza che sarebbe morta.

L’uomo la guardò quasi con affetto. Le sorrise di nuovo, e stavolta non c’era niente di bello in lui. Adesso sembrava un mostro.

Si allontanò e aprì una porta che emise un rumore meccanico; poi, senza degnarla di un altro sguardo, se la richiuse alle spalle.

Al buio, Claire chiuse gli occhi e gridò attraverso il bavaglio. La sua voce le vibrò nella testa con tale intensità che pensò avrebbe finito per spaccarle il cranio in due. Lanciò un grido muto fino a sentire il sapore del sangue in bocca, poi, poco dopo, l’oscurità scese nuovamente su di lei.




CAPITOLO UNO


La vita di Mackenzie White si era trasformata in qualcosa che non si sarebbe mai immaginata. Non le era mai importato di vestire alla moda o di essere popolare. Nonostante fosse notevolmente bella secondo la maggior parte delle persone, non era mai stata una di quelle che suo padre amava definire “ragazze spocchiose”.

Eppure, era proprio così che si sentiva negli ultimi tempi. Diede la colpa ai preparativi per il matrimonio, a tutti quegli assaggi di torte e alle riviste specializzate. Svolazzava da una potenziale location all’altra, ordinava inviti elaborati, non riusciva a decidersi sul menù: insomma, in tutta la sua vita non si era mai sentita tanto vicina allo stereotipo femminile.

Proprio per questo, provò una sensazione di tranquillità quando prese in mano la familiare nove millimetri. Era come ritrovare un vecchio amico che conosceva la sua vera natura. Mackenzie sorrise ed entrò nella nuova area di simulazione e tiro del Bureau. Basata sulla stessa idea della famigerata Hogan’s Alley – un centro di addestramento progettato per avere l’aspetto di un comune quartiere urbano e utilizzata dall’FBI fin dalla fine degli anni ’80 – la nuova arena vantava attrezzature all’avanguardia e nuovi ostacoli, che quasi nessuno tra gli agenti e i tirocinanti aveva ancora avuto modo di provare. Una delle novità era costituita da bersagli robotizzati dotati di luci a infrarossi che funzionavano come il gioco laser tag. Se Mackenzie non avesse abbattuto il bersaglio abbastanza velocemente, il laser l’avrebbe colpita, facendo scattare un allarme sul giubbotto che indossava.

Le tornò in mente che Ellington l’aveva definita la versione del Bureau di American Ninja Warrior. Per come la vedeva Mackenzie, non ci era andato poi così lontano. Alzò lo sguardo verso la luce rossa nell'angolo dell’ingresso, in attesa. Appena divenne verde, Mackenzie non perse un solo istante.

Entrò nell’arena e subito si mise a cercare bersagli. Il modo in cui quel luogo era stato allestito ricordava un videogioco, con i bersagli che spuntavano da ogni angolo, da dietro ostacoli e persino dal soffitto. Erano agganciati a bracci robotizzati che restavano invisibili e, a quanto aveva capito Mackenzie, non lanciavano mai i bersagli nella stessa sequenza. Questo significava che quella, che era per lei la seconda volta, sarebbe stata una sessione completamente nuova e diversa dalla precedente.

Aveva fatto appena due passi, quando un bersaglio spuntò fuori da dietro una cassa posizionata strategicamente. Mackenzie lo abbatté con un colpo della sua nove millimetri, poi immediatamente proseguì in cerca di altri. Stavolta ne spuntò uno dal soffitto, ed era piccolo come una palla da softball. Mackenzie piazzò un proiettile esattamente al centro, e nello stesso istante un altro bersaglio si avvicinò da destra. Abbattuto anche quello, proseguì nella stanza.

Dire che trovava tutto quello catartico era un eufemismo. Anche se non era infastidita dai preparativi per le nozze, né dalla direzione che stava prendendo la sua vita, trovava comunque liberatorio potersi muovere seguendo l’istinto in reazione a situazioni intense. Ormai erano quattro mesi che Mackenzie non prendeva parte ad un caso attivo; si era invece concentrata sulle ultime pratiche riguardanti il caso di suo padre e, naturalmente, sull’imminente matrimonio con Ellington.

In quello stesso periodo aveva anche ottenuto una specie di promozione. Era ancora sotto McGrath e doveva fare rapporto direttamente a lui, ma era anche diventata il suo agente di riferimento. Era anche parte del motivo per cui non lavorava attivamente su nessun caso da quasi quattro mesi: McGrath era ancora intento a decidere quale dovesse essere il suo ruolo tra gli agenti che erano sotto la sua ala.

Mackenzie proseguì la sessione di allenamento quasi come un automa programmato specificamente per quello. I suoi movimenti erano fluidi e rapidi, la mira infallibile, e correva da una parte all’altra senza esitazioni. Se non altro, quei quattro mesi in cui era rimasta bloccata alla scrivania l’avevano motivata ancora di più a intraprendere quel tipo di allenamenti. Una volta tornata sul campo, aveva tutta l’intenzione di essere un agente migliore di quella che era quando aveva risolto il caso di suo padre.

Giunse in fondo all’arena senza quasi accorgersi di aver finito. Sulla parete davanti a sé trovò una grande porta metallica. Quando oltrepassò la linea gialla sul pavimento, la porta si richiuse. Entrò quindi in uno stanzino dove si trovavano un tavolo e un monitor sulla parete. Sullo schermo c’erano i suoi risultati: diciassette bersagli abbattuti su diciassette. Nove colpi erano centri perfetti. La valutazione complessiva della sua sessione era ottantanove percento; il cinque percento in più rispetto alla volta precedente e il nove percento in più rispetto ai centodiciannove risultati ottenuti dagli altri agenti e tirocinanti.

Devo fare piГ№ pratica, pensГІ uscendo e dirigendosi verso lo spogliatoio. Prima di cambiarsi, prese il cellulare dallo zaino e vide un messaggio di Ellington.

La mamma ha appena chiamato. Arriverà un po’ in anticipo. Mi dispiace...

Mackenzie sospirò profondamente. Quel giorno, lei ed Ellington avevano in programma di andare a vedere una possibile sala per il ricevimento, e avevano deciso di invitare la madre di lui. Mackenzie l’avrebbe incontrata per la prima volta e si sentiva di nuovo una ragazzina del liceo che sperava di passare l’esame di una madre protettiva e amorevole.

Divertente, pensò Mackenzie. Eccezionalmente abile con la pistola, nervi d’acciaio... ma ho ancora paura di incontrare la mia futura suocera.

Tutte quelle questioni di vita casalinga iniziavano a darle sui nervi. Ciononostante, mentre si cambiava, avvertì un moto d’eccitazione. Stavano per vedere la sala che aveva scelto lei. Poi, fra sei settimane, si sarebbero sposati. Iniziava a sentirsi emozionata. Con un sorriso stampato in viso, si avviò verso casa.



***



A quanto pareva, Ellington era nervoso almeno quanto Mackenzie per quell’incontro. Entrando in casa, lo trovò in cucina che camminava avanti e indietro. Non sembrava esattamente preoccupato, ma i suoi movimenti tradivano una certa tensione nervosa.

“Sembri spaventato” commentò Mackenzie, accomodandosi su uno sgabello.

“Mi è appena venuto in mente che oggi sono due settimane esatte da quando le pratiche del mio divorzio sono state chiuse. Tu, io e praticamente ogni altro essere razionale sa che queste cose vanno per le lunghe per via della burocrazia. Ma mia madre... ti assicuro che non si farà sfuggire l’occasione di farmelo notare nel momento meno opportuno.”

“Sai, in teoria dovresti farmi venire voglia di incontrarla, non farmela passare” disse Mackenzie.

“Lo so. Di solito è una persona adorabile, ma a volte... insomma, quando vuole sa essere una stronza.”

Mackenzie si alzò e andò ad abbracciarlo. “È suo diritto in quanto donna. Ce l’abbiamo tutte, sai.”

“Certo che lo so” replicò lui con un sorrisino, quindi le diede un bacio sulle labbra. “Allora... ti senti pronta?”

“Vediamo: ho preso assassini, fatto inseguimenti al cardiopalma, guardato nella canna di innumerevoli pistole... No, direi che non sono pronta. Sono terrorizzata.”

“Allora saremo terrorizzati insieme.”

Uscirono dall’appartamento tranquillamente, come ormai facevano da quando erano andati a convivere. Mackenzie aveva già l’impressione di essere sposata con Ellington. Sapeva tutto di lui. Si era abituata al suo leggero russare e persino alla sua predilezione per la musica glam metal anni ’80. Inoltre, adorava le spruzzate di grigio che Ellington iniziava a mostrare sulle tempie.

Insieme avevano passato l’inferno; i casi più difficili Mackenzie li aveva affrontati con lui al suo fianco. Ecco perché era certa che fossero più che pronti per il matrimonio e tutto quello che comportava, suocera lunatica inclusa.

“Devo proprio chiedertelo” disse Mackenzie entrando in auto. “Ti senti più leggero adesso che il divorzio è chiuso e ti sei tolto quel peso dalle spalle?”

“Assolutamente. Era un macigno, direi.”

“Forse avremmo dovuto invitare la tua ex moglie al matrimonio? Credo che tua madre lo avrebbe apprezzato.”

“Giuro che un giorno riderò alle tue battute. Davvero.”

“Lo spero bene” ribatté Mackenzie. “Sarà una convivenza noiosa se non imparerai a riconoscere il mio genio comico.”

Ellington allungГІ la mano per stringere quella di Mackenzie e le sorrise raggiante, come se fossero una coppia che si era appena innamorata. Poi mise in moto e si avviarono verso quello che Mackenzie era quasi sicura sarebbe stato il luogo in cui si sarebbero sposati. Entrambi erano talmente al settimo cielo che gli sembrava quasi di vedere il loro futuro oltre il parabrezza, luminoso e brillante.




CAPITOLO DUE


Quinn Tuck aveva un semplice sogno: vendere il contenuto di alcuni di quei magazzini a qualche stupido, come quelli che vedeva nel reality Affari al Buio. Quello che faceva gli fruttava guadagni niente male: ogni mese portava a casa quasi seimila dollari al mese per i depositi che gestiva. E, da quando aveva estinto il mutuo sulla sua casa l’anno prima, era riuscito a risparmiare quel tanto che bastava per portare sua moglie a Parigi – cosa di cui lei non aveva mai smesso di parlare da quando avevano iniziato a uscire insieme venticinque anni prima.

A dirla tutta, gli sarebbe piaciuto vendere tutta la casa e traslocare altrove. Magari in Wyoming, uno stato che non interessava a molti, ma che era al tempo stesso molto bello e anche economico. Sua moglie però non ci sarebbe mai voluta andare, anche se sarebbe stata ben felice se lui avesse lasciato il giro d’affari dei magazzini.

Innanzitutto, i clienti erano quasi tutti dei coglioni snob. Del resto, erano persone che avevano così tanti oggetti da non sapere dove metterli e dover prendere in affitto dello spazio extra. In secondo luogo, sua moglie non avrebbe certo sentito la mancanza di tutti quegli affittuari pignoli che lo disturbavano di sabato per le cose più stupide. Quella mattina a telefonargli era stata un’anziana donna che aveva in affitto due unità, sostenendo di aver avvertito un odore disgustoso provenire dal magazzino di fianco al suo.

Solitamente, Quinn avrebbe detto che sarebbe andato a controllare, per poi invece non fare niente. Ma quella era una situazione complicata. Due anni prima aveva ricevuto una lamentela simile; aveva aspettato tre giorni prima di andare a controllare, per poi scoprire che un procione era riuscito a intrufolarsi in uno dei box senza più uscire. Quando Quinn l’aveva trovato, era gonfio e morto da almeno una settimana.

Ecco perchГ©, quel sabato mattina, si era recato al deposito dove si trovavano i magazzini, invece di restarsene a letto a cercare di convincere la moglie a fare sesso con lui con la promessa di quel viaggio a Parigi.

Quinn scese dal suo camion e si avviГІ tra i magazzini. Ogni blocco conteneva sei unitГ , tutte delle stesse dimensioni. Raggiunto il terzo blocco, si accorse che la signora non aveva affatto esagerato. Percepiva giГ  un lezzo terribile, a due box di distanza. TirГІ fuori il mazzo di chiavi e cercГІ fino a trovare quella del numero 35.

Giunto alla porta, aveva quasi paura di aprirla. La puzza era davvero tremenda. Cominciò a chiedersi se qualcuno ci avesse accidentalmente chiuso dentro il proprio cane, e nessuno l’avesse sentito abbaiare. Quell’immagine spazzò via dalla sua mente ogni residuo pensiero sui suoi programmi con la moglie.

Con una smorfia di disgusto per il fetore, Quinn inserì la chiave nella serratura dell’unità 35. Una volta udito lo scatto, Quinn la tolse e sollevò la saracinesca.

La puzza lo investì con tale violenza da farlo arretrare di qualche passo, minacciando di farlo vomitare. Quinn si coprì bocca e naso con una mano, quindi fece un passo in avanti.

Ma non ne fece altri. Riusciva a vedere l’origine del fetore anche restando fuori dal container.

C’era un cadavere per terra. Era vicino alla porta, a pochi passi dagli oggetti ammassati sul retro: scatoloni, armadietti, cassette del latte piene di oggetti di ogni genere.

Il corpo apparteneva ad una ragazza che sembrava poco piГ№ che ventenne. Quinn non vedeva ferite evidenti su di lei, ma era sdraiata in una pozza di sangue, ormai secco sul pavimento di cemento.

La ragazza era pallida come un lenzuolo e gli occhi erano spalancati e immobili. Per un istante, Quinn ebbe l’impressione che lo stesse fissando.

Quinn sentì un grido risalirgli la gola. Allontanandosi prima di perdere il controllo, prese il cellulare dalla tasca e compose il 911. Non era nemmeno sicuro che fosse il numero giusto da chiamare per una situazione del genere, ma era l’unico che gli era venuto in mente.

Quando l’operatore rispose, Quinn stava cercando di voltarsi dall’altra parte, ma era come se non riuscisse a distogliere lo sguardo da quella scena raccapricciante; così rimase con gli occhi fissi in quelli della ragazza morta.




CAPITOLO TRE


NГ© Mackenzie nГ© Ellington volevano un matrimonio in grande. Ellington sosteneva di averne avuto abbastanza delle cerimonie sfarzose dopo il primo matrimonio, ma al tempo stesso voleva che Mackenzie avesse tutto ciГІ che desiderava. Mackenzie, dal canto suo, aveva gusti semplici. Le sarebbe bastata una chiesa. Niente campane, niente colombe, niente addobbi esagerati.

Poi però, poco dopo il fidanzamento, il padre di Ellington li aveva chiamati per congratularsi e informarli che non avrebbe partecipato ad una cerimonia dove c’era anche la madre di Ellington. Il padre di Ellington non era mai stato una presenza costante nella sua vita, ma aveva voluto compensare la sua assenza alle nozze contattando un facoltoso amico a Washington e prenotando la Meridian House per la cerimonia. Era stato un regalo quasi osceno, ma aveva anche risolto la questione di quando sposarsi. La data era quattro mesi dopo il fidanzamento, grazie alla prenotazione del padre di Ellington per una data precisa: il 5 settembre.

E, anche se mancavano ancora due mesi e mezzo, a Mackenzie sembrava più vicina che mai, lì nei giardini della Meridian House. La giornata era perfetta e il luogo era estremamente curato.

Lo sposerei qui domani stesso, potendo, pensò. Di norma, Mackenzie non cedeva a quel genere di impulsi femminili, ma l’idea di sposarsi lì le sembrava entusiasmante e romantica. Adorava quei giardini e l’aria di antico che trasudava da essi.

Mentre contemplava il posto, Ellington si avvicinò da dietro e le cinse la vita. “E così... è il posto giusto.”

“Sì. Dobbiamo ringraziare tuo padre. Di nuovo. Oppure potremmo annullare l’invito a tua madre così potrebbe venire lui.”

“Mi sa che è troppo tardi per quello” commentò Ellington. “Eccola, è lei quella che cammina sul marciapiede a destra.”

Mackenzie guardò in quella direzione e vide una signora con cui gli anni erano stati particolarmente clementi. Indossava occhiali da sole neri che le davano un aspetto incredibilmente giovanile e anche sofisticato, al punto da risultare quasi irritante. Quando individuò Mackenzie ed Ellington, in piedi vicino ad un’aiuola fiorita, si sbracciò con un po’ troppo entusiasmo.

“Sembra dolce” disse Mackenzie.

“Come le caramelle. Ma se ne mangi troppe, ti fanno marcire i denti.” Mackenzie non riuscì a trattenere una risatina a quelle parole, mentre la madre di Ellington li raggiungeva.

“Spero che tu sia Mackenzie” esordì la donna.

“Esatto” confermò Mackenzie, non sapendo bene come prendere quella battuta.

“Ma certo, cara” disse, poi la abbracciò e le sorrise radiosa. “Io sono Frances Ellington... ma solo perché è una gran seccatura cambiare cognome.”

“Ciao, mamma” disse Ellington, facendosi avanti per abbracciarla.

“Figliolo. Santo cielo, come avete fatto a prenotare qui? Questa location è assolutamente meravigliosa!”

“Lavoro a Washington da abbastanza tempo da conoscere le persone giuste” mentì Ellington.

Mackenzie trasalì mentalmente. Capiva perché non le avesse detto la verità, ma al tempo stesso non le piaceva essere complice di una menzogna tanto grande a quello stadio iniziale del suo rapporto con la futura suocera.

“Ma non le persone che avrebbero potuto accelerare la burocrazia del tuo divorzio, immagino.”

Era un commento fatto in tono sarcastico, come una battutina, ma Mackenzie si intendeva di linguaggio del corpo e aveva interrogato abbastanza persone da capire quando qualcuno si stava semplicemente comportando in modo crudele. Forse era davvero solo una battuta, ma celava anche una certa amarezza e un fondo di veritГ .

Ellington però non perse un colpo. “No, infatti non ho amici in quel campo. Comunque, mamma, preferirei che ti concentrassi sul presente. Su Mackenzie – una donna che non mi trascinerà nel fango come invece ha fatto la mia prima moglie, da cui tu sembri così ossessionata.”

Oddio, no, pensГІ Mackenzie.

Doveva prendere una decisione in quel preciso istante, e sapeva che avrebbe influenzato l’opinione della futura suocera, ma se ne sarebbe preoccupata in un altro momento. Stava per dire qualcosa e lasciare Ellington e sua madre soli, così che potessero litigare in privato, quando il suo cellulare squillò.

Quando guardò il display vide il nome di McGrath. Approfittò di quell’occasione e disse: “Mi dispiace, ma devo proprio rispondere.”

Ellington le rivolse un’occhiata scettica, mentre Mackenzie si allontanava lungo il marciapiede. Giunta al riparo di un cespuglio di rose, rispose.

“Pronto, qui agente White.”

“White, deve venire qui. Anche Ellington, credo. C’è un caso che devo assegnarvi il prima possibile.”

“È in ufficio oggi? Ma è domenica.”

“Ero a casa, ma ho ricevuto una chiamata. Quando riuscite a venire?”

Mackenzie guardò Ellington, ancora intento a battibeccare con la madre, e fece un sorrisino. “Ah, credo che faremo prestissimo.”




CAPITOLO QUATTRO


Essendo domenica, non c’era nessuno dietro la scrivania nella piccola sala d’attesa fuori dall’ufficio di McGrath. Quando Mackenzie ed Ellington arrivarono, la porta era spalancata. Mackenzie bussò ugualmente prima di entrare, sapendo bene quanto McGrath ci tenesse alla privacy.

“Entrate” disse McGrath.

L’uomo era seduto alla scrivania, intento a scartabellare svariate cartelline. Davanti a lui c’erano fogli sparsi dappertutto. McGrath era solitamente una persona ordinata, per cui vedere quel caos portò Mackenzie a chiedersi quale caso lo avesse messo tanto in agitazione.

“Vi ringrazio per avermi raggiunto così in fretta” disse McGrath. “So bene che ogni momento libero è prezioso per organizzare il matrimonio.”

“Be’, mi ha liberato di mia madre, quindi accetterò qualunque caso mi voglia affidare.” disse Ellington.

“Buono a sapersi” replicò McGrath, prendendo una pila di fogli tenuti insieme da graffette e passandoli a Ellington. “Ellington, quando ha iniziato la sua carriera di agente operativo, le ho fatto prendere parte alle indagini di un caso a Salem, in Oregon. C’entravano dei magazzini. Se lo ricorda?”

“In effetti sì. Cinque corpi, tutti trovati in magazzini. Il killer non fu mai preso. Si pensa che si sia fermato quando è stato coinvolto l’FBI.”

“Sì, proprio quello. Le indagini non furono mai interrotte, ma per otto anni non è saltato fuori niente.”

“È stato finalmente trovato il killer?” chiese Ellington mentre sfogliava le carte che gli aveva passato McGrath. Mackenzie sbirciò e vide che si trattava dei fascicoli degli omicidi in Oregon.

“No. Però sono stati trovati dei nuovi cadaveri dentro a magazzini. Stavolta a Seattle. Uno è stato rinvenuto la scorsa settimana. Se fosse stato solo quello, si sarebbe potuto pensare ad una coincidenza. Ma ieri ne è saltato fuori un altro. La vittima era morta da almeno quattro giorni.”

“Quindi credo che sia corretto supporre che i casi di Seattle non sono più considerati casi isolati?” ipotizzò Mackenzie.

“Esattamente. Perciò questo caso è suo, White.” McGrath quindi si rivolse a Ellington. “Non sono sicuro se mandare anche lei, però. Mi piacerebbe, visto che lavorate davvero bene, insieme. Ma con il matrimonio così vicino...”

“La decisione spetta a lei, signore” disse Ellington. Mackenzie era piuttosto stupita di quanto avesse preso alla leggera quella chiamata. “Tuttavia, credo che il mio passato coinvolgimento nei casi in Oregon potrebbe andare a vantaggio di Macken... dell’agente White. Senza contare che due cervelli sono meglio di uno...”

McGrath ci rimuginò su qualche istante, alternando lo sguardo sui due. “E va bene, avete il mio permesso. Ma questo credo che sarà l’ultimo caso a cui lavorerete insieme come partner. Ci sono già abbastanza persone a disagio per il fatto che due fidanzati lavorino insieme. Una volta sposati, ve lo potete scordare.”

Mackenzie lo capiva e condivideva quel principio, così si limitò ad annuire alle parole di McGrath, poi prese i documenti da Ellington. Per non sembrare maleducata, non si mise a leggerli in quel momento, però scorse rapidamente i fogli, giusto per avere un quadro generale.

Cinque corpi erano stati rinvenuti all’interno di magazzini nel 2009, tutti nell’arco di dieci giorni. Uno dei corpi sembrava recente, mentre un altro era così vecchio che la carne aveva iniziato a decomporsi e staccarsi dalle ossa. Tre sospetti erano stati fermati, ma alla fine erano stati rilasciati perché avevano alibi credibili e non c’erano prove.

“Naturalmente non possiamo affermare con certezza che ci sia un collegamento diretto tra i due casi, giusto?” domandò Mackenzie.

“No, non ancora” confermò McGrath. “Ed è una delle cose che vorrei scopriste. Mentre date la caccia all’assassino, cercate dei collegamenti.”

“C’è altro?” volle sapere Ellington.

“No. Qualcuno si sta già occupando del viaggio. Entro quattro ore dovreste essere in volo. Vorrei chiudere il caso al più presto ed evitare che questo pazzo riesca ad uccidere cinque persone, come l’altra volta.”

“Credevo avessimo detto che non abbiamo ancora un collegamento diretto” commentò Mackenzie.

“Non ufficialmente” disse McG. Poi, senza riuscire a trattenersi, sogghignò e disse a Ellington: “Lo sa che con lei dovrà vivere sotto esame tutta la vita, vero?”

“Oh sì” replicò Ellington. “E non vedo l’ora.”



***



Ellington chiamò sua madre solo quando furono a metà strada verso casa. Le spiegò che sarebbero dovuti andare fuori città per lavoro e le chiese se le andasse di trovarsi al loro ritorno. Mackenzie rimase in ascolto, ma sentì a malapena la risposta della donna. Disse qualcosa a proposito dei pericoli che correva una coppia di fidanzati che non solo lavoravano, ma vivevano insieme. Ellington la interruppe prima che potesse aggiungere altro.

Chiusa la chiamata, Ellington lanciò il cellulare sul cruscotto, sospirando. “La mamma ti saluta.”

“Certo.”

“Quello che diceva di marito e moglie che lavorano insieme... tu ti senti pronta?”

“Hai sentito cos’ha detto McGrath. Non succederà più, una volta sposati.”

“Lo so, ma comunque abiteremo nella stessa casa, e ci parleremmo dei reciproci casi. Ci sono giorni in cui penso che sarebbe fantastico... ma ci sono altri che mi viene da chiedermi se non sia troppo strana come situazione.”

“Perché? Hai paura che un giorno ti supererò come agente?”

“Ah, ma lo hai già fatto” disse sorridendo. “Solo che ti rifiuti di ammetterlo.”

Mentre si affrettavano verso casa e preparavano le valigie, la realtà di quella situazione colpì Mackenzie per la prima volta. Quello poteva essere l’ultimo caso su cui lei ed Ellington avrebbero lavorato insieme. Era sicura che, da vecchi, avrebbero ricordato con affetto i casi che avevano risolto insieme; ma in quel momento, con il matrimonio che incombeva e due cadaveri che li aspettavano dall’altra parte del Paese, Mackenzie si sentiva soltanto spaventata, come se fosse la fine di qualcosa di speciale.

Immagino che dovremo semplicemente finire in grande stile, pensò chiudendo la valigia. Sbirciò verso Ellington, ancora intento a riempire la sua, e sorrise. Certo, stavano per tuffarsi in un caso potenzialmente pericoloso, dove probabilmente ci sarebbero state in gioco delle vite, ma non vedeva l’ora di mettersi al lavoro insieme a lui ancora una volta... forse l’ultima.




CAPITOLO CINQUE


Arrivarono a Seattle con due scene del crimine da esaminare: quella della prima vittima, rinvenuta otto giorni prima, e quella della seconda, il cui corpo era stato trovato appena il giorno prima. Mackenzie non aveva mai visitato Seattle prima di allora, quindi fu quasi delusa nel constatare che uno dei luoghi comuni sulla città sembrava essere vero: piovigginava quando atterrarono all'aeroporto. Mackenzie ed Ellington presero un’auto a noleggio e si diressero verso la Seattle Storage Solution, dove era stata rinvenuta la vittima più recente. La pioggerellina nel frattempo aveva aumentato di intensità, fino a diventare uno scroscio continuo.

Giunti a destinazione, trovarono ad attenderli un uomo di mezza età a bordo del suo pick-up. Appena li vide, scese dal mezzo e aprì un ombrello per avvicinarsi. Sfoggiando un sorriso sbilenco, offrì loro un secondo ombrello.

“Chi viene da fuori non pensa mai di portarsene uno” spiegò.

“Grazie” disse Ellington prendendolo. Lo aprì e, cavalleresco come sempre, si assicurò che Mackenzie fosse al riparo dalla pioggia.

“Sono Quinn Tuck” si presentò l’uomo tendendo la mano.

“Agente Mackenzie White” disse Mackenzie stringendola. Ellington la imitò, presentandosi a sua volta.

“Direi di andare” disse Quinn. “Non ha senso rimandare, inoltre non vedo l’ora di tornarmene a casa. Grazie al cielo il corpo è stato rimosso, ma quel magazzino mi mette ancora i brividi.”

“È la prima volta che succede una cosa simile?” domandò Mackenzie.

“Be’, è la prima volta che succede qualcosa di così orribile, questo sì. Una volta ho trovato un procione morto e un’altra volta delle vespe che avevano fatto il nido in uno dei magazzini hanno assalito l’affittuario. A parte questo... niente di altrettanto grave.”

Quinn li accompagnò fino ad un magazzino con un 35 nero al di sopra della porta a saracinesca. Questa era aperta e, all’interno, un poliziotto si aggirava per il locale prendendo appunti su un taccuino.

Sentendoli entrare, il poliziotto si voltò e sorrise. “Siete quelli del Bureau?”

“Esatto” confermò Ellington.

“Piacere di conoscervi. Sono il vicesceriffo Paul Rising. Ho pensato di aspettarvi qui. Mi sto annotando tutto quello che c’è qui dentro, sperando di trovare magari qualche indizio. Perché al momento non ne abbiamo neanche uno.”

“Lei si trovava qui quando il corpo è stato rimosso?”

“Sfortunatamente sì. È stato piuttosto raccapricciante. La donna si chiamava Claire Locke, venticinque anni. Era morta da almeno una settimana. Non è ben chiaro se sia morta di fame o per dissanguamento.”

Mackenzie si guardò lentamente attorno. In fondo al magazzino erano accatastati scatoloni, cassette del latte e diversi bauli. L’unica cosa insolita era la macchia di sangue sul pavimento. Non era particolarmente grande, ma Mackenzie sapeva che poteva indicare una perdita di sangue sufficiente a portare alla morte. Forse era la sua immaginazione, ma le sembrava di poter ancora sentire la puzza del cadavere.

Mentre il vicesceriffo proseguiva nella sua opera di catalogazione, Mackenzie ed Ellington si misero al lavoro. Per quanto ne sapeva Mackenzie, del sangue per terra solitamente significava che c’erano altri indizi che aspettavano solo di essere trovati. Mentre proseguiva la ricerca, sentì Ellington chiedere a Rising i dettagli del caso.

“La donna era legata o imbavagliata?” volle sapere Ellington.

“Entrambe le cose. Le mani erano legate dietro la schiena, le caviglie anche loro legate e in bocca aveva uno di quei bavagli con la pallina. Il sangue che vedete per terra proviene da una ferita da taglio all’addome.”

Il fatto che fosse legata e imbavagliata almeno spiegava come mai Claire Locke non fosse riuscita a farsi sentire da nessuno. Mackenzie cercò di figurarsi una donna chiusa in quello spazio angusto senza luce, cibo o acqua. L’immagine la mandava in bestia.

Mentre terminava il giro intorno al magazzino, Mackenzie arrivò all'angolo dell’ingresso. Fuori, la pioggia tamburellava sul cemento. Ma fu all'interno della cornice metallica della porta che Mackenzie vide qualcosa. Era in basso, proprio alla base del telaio che permetteva alla porta di scorrere su e giù.

Si inginocchiГІ per controllare piГ№ da vicino e vide uno schizzo di sangue sul bordo. Era piccolo... talmente piccolo che dubitava che qualcuno dei poliziotti l'avesse giГ  visto. E poi, sul pavimento, proprio sotto la macchia di sangue, c'era qualcosa di piccolo e bianco.

Mackenzie lo toccГІ delicatamente con un dito. Era un pezzo di un'unghia strappata.

Claire Locke aveva cercato di fuggire. Mackenzie chiuse gli occhi per un momento, cercando di immaginare la scena. Dato che aveva le mani legate dietro la schiena, probabilmente era arretrata fino alla porta, per poi inginocchiarsi e provare a sollevarla. Poiché la serratura si trovava all’esterno, era un tentativo inutile, ma certamente valeva la pena provare, se stavi per morire di fame o dissanguato.

Mackenzie fece cenno a Ellington di avvicinarsi e gli mostrГІ quello che aveva trovato. Poi si rivolse a Rising e chiese: "Ricorda se ci fossero lesioni sulle mani della vittima?"

"Sì, in effetti" disse. "C’erano dei tagli superficiali sulla sua mano destra. E credo che una delle sue unghie fosse quasi completamente strappata."

Quando raggiunse Mackenzie ed Ellington e vide cosa stavano guardando, fece una piccola esclamazione di sorpresa.

Mackenzie riprese a cercare, ma trovГІ solo qualche capello, presumibilmente di Claire Locke o del proprietario del complesso.

"Signor Tuck?" lo chiamГІ.

Quinn era in piedi appena fuori dall’unità, sotto l'ombrello. Aveva preferito restarsene fuori, ma quando si sentì chiamare, entrò con riluttanza.

"A chi appartiene questa unitГ ?"

"Г€ questa la parte incasinata" disse. "Claire Locke aveva in affitto questo deposito negli ultimi sette mesi."

Mackenzie annuì mentre guardava verso la parte posteriore, dove le cose di Claire erano ordinatamente impilate fino al soffitto. Il fatto che il magazzino fosse suo era sicuramente un particolare inquietante, ma al tempo stesso poteva tornare a loro vantaggio per determinare il movente o persino per rintracciare l'assassino.

"Ci sono telecamere di sicurezza qui?" chiese Ellington.

"Soltanto una, davanti all'ingresso principale" rispose Quinn Tuck.

"Abbiamo visionato tutti i filmati delle ultime settimane" affermГІ il vicesceriffo. "Non c'ГЁ niente di strano. Al momento stiamo interrogando tutti coloro che sono stati qui nelle ultime due settimane. Come potete immaginare, ГЁ un lavoraccio. Abbiamo ancora una decina di persone da sentire."

"Non ГЁ che potremmo avere quel filmato?" chiese Mackenzie.

"Certamente" disse Rising, anche se il suo tono lasciava intendere che era pazza se era lì che aveva intenzione di cercare indizi.

Mackenzie seguì Ellington in fondo al magazzino. Una parte di lei avrebbe voluto rovistare tra gli scatoloni, ma sapeva che probabilmente non avrebbe portato a nulla. Quando avessero avuto una pista o dei potenziali sospetti, allora forse avrebbero potuto trovare qualcosa di utile, ma fino ad allora ciò che era custodito all'interno del magazzino non avrebbe significato nulla per loro.

"Il corpo ГЁ ancora dal coroner?" chiese Mackenzie.

"A quanto ne so, sì" disse Rising. "Vuole che chiami per informarla del vostro arrivo?"

"Sì, grazie. E veda come si può fare per farci avere quel filmato."

"Ah, posso mandarvelo io, agente White," disse Quinn. "È tutto in digitale. Mi dica solo dove vuole che lo invii.”

"Venite" disse Rising. "Vi accompagno all'ufficio del coroner. Г€ giusto due piani sotto il mio."

E così, i quattro uscirono dal magazzino e tornarono sotto la pioggia. Il rumore era assordante, anche sotto l'ombrello. Sembrava che il cielo stesse cercando di lavare via ogni traccia e ogni odore di quello che era accaduto nel magazzino.




CAPITOLO SEI


Quinn Tuck si rivelГІ estremamente utile. A quanto pareva, voleva andare fino in fondo a quella faccenda proprio come chiunque altro. Ecco perchГ©, quando Mackenzie ed Ellington arrivarono alla stazione di polizia, aveva giГ  fornito loro un link per accedere a tutti i file digitali del sistema di sicurezza del suo complesso di magazzini.

Decisero di iniziare dalle registrazioni, piuttosto che dal corpo di Claire Locke. Questo avrebbe dato loro modo di sedersi e raccogliere le idee. Si avvicinava il tramonto e la pioggia continuava a scendere. Mentre il vicesceriffo Rising provvedeva a procurare un monitor, Mackenzie ripensГІ a quella giornata, trovando difficile credere che, meno di nove ore prima, si trovava in un giardino pittoresco a pensare al suo matrimonio.

“Qui ci sono le marche temporali più rilevanti” disse Rising, passando a Mackenzie una pagina del suo taccuino. “Non sono molte.” Picchiettò il dito su una voce in particolare, scritta a caratteri inclinati. “Qui è l'unico momento in cui si vede Claire Locke entrare nel complesso. Abbiamo recuperato dalla motorizzazione il suo numero di targa, quindi sappiamo che è lei. E questo” proseguì indicando un altro orario, “È quando se n’è andata. Sono gli unici momenti in cui si vede nel filmato.”

“Grazie, vicesceriffo” disse Ellington. “Questo è di grande aiuto.”

Rising rivolse loro un breve cenno, prima di uscire dal piccolo ufficio di riserva che aveva trovato per loro. Quell’operazione monotona avrebbe richiesto un po’ di tempo ma, come aveva affermato Rising, la polizia locale aveva già svolto un po’ del lavoro per loro. Nei momenti in cui non c’era attività sullo schermo, fecero avanzare il filmato velocemente. Partirono dalle marche temporali indicate sul foglio. Quando sullo schermo comparve l'auto di Claire Locke, Mackenzie zoomò, ma non riuscì a vedere chi fosse al volante. Rimase ad osservare l'ingresso del complesso per ventidue minuti di registrazione accelerata, fino a quando l'auto di Claire ripartì. In quel lasso di tempo, non era arrivato nessun altro e non erano uscite altre auto.

“Sai” disse Mackenzie “È del tutto possibile che non sia stata aggredita dentro al magazzino.”

“Credi che qualcuno l'abbia uccisa altrove e l'abbia poi portata lì?”

“Magari non l'ha uccisa altrove, ma probabilmente l'ha rapita. Penso che vedere il corpo ci aiuterà a determinarlo. Se mostra segni di disidratazione o inedia, in pratica sapremo con certezza che è stata abbandonata lì.”

“Ma stando al rapporto, la serratura è stata chiusa dall'esterno.”

“Allora forse qualcun altro ha la chiave” suggerì Mackenzie.

“Probabilmente qualcuno che guida una delle altre auto che compaiono in questi giorni e giorni di registrazioni.”

“Molto probabilmente.”

“Vuoi rimanere qui a visionare i filmati mentre io vado a esaminare il corpo?” chiese Ellington. “O viceversa?”

Mackenzie immaginГІ la povera donna, sola al buio e incapace di chiamare aiuto. Se la immaginГІ incespicare alla cieca cercando di trovare un modo per aprire quella porta.

“Penso che preferirei controllare il corpo. Tu te la caverai qui?”

“Ma certo. Questo è il massimo dello streaming. Niente pubblicità o altro.”

“Bene. Ci vediamo tra poco.”

Si chinГІ per baciarlo su una guancia prima di andarsene. Era stato un gesto spontaneo, fatto senza riflettere, anche se non era molto professionale. Era un valido promemoria del perchГ© non avrebbero potuto lavorare insieme a quel modo dopo il matrimonio.

Mackenzie lasciò l’ufficio e si mise alla ricerca dell'obitorio, mentre Ellington osservava il tempo scorrere rapidamente sullo schermo.



***



La domanda se Claire Locke avesse o meno sofferto di fame o disidratazione mentre si trovava nel magazzino trovò risposta appena Mackenzie la vide. Anche se non era un'esperta in materia, le guance della giovane avevano un aspetto emaciato. Se anche l’addome fosse incavato non era chiaro, a causa dell'incisione praticata dal coroner.

Ad attendere Mackenzie all'obitorio c’era una donna paffuta e stranamente piacevole di nome Amanda Dumas. Accolse calorosamente Mackenzie e si mise in piedi contro un tavolo d'acciaio sul quale erano disposti gli strumenti del suo mestiere.

“Sulla base del suo esame” disse Mackenzie “Direbbe che la vittima ha sofferto di fame e di sete prima di morire?”

“Sì, anche se non so fino a che punto, esattamente” disse Amanda. “Ci sono pochissimi acidi grassi nel suo stomaco. Questo, oltre ad alcuni segni di deterioramento muscolare, indica che ha sperimentato almeno i primi morsi della fame. Ci sono anche segni che indicano disidratazione, anche se non posso essere certa che sia questo ad averla uccisa.”

“Pensa che si sia dissanguata prima?”

“Sì. E, francamente, sarebbe stata una grazia per lei.”

“In base a quello che ha visto sul corpo, crede che fosse ancora viva quando è stata portata nel magazzino?”

“Ah, senza dubbio. E mi sento di affermare anche che fosse cosciente.” Amanda indicò le abrasioni sulla mano destra di Claire. “Sembra che abbia lottato in qualche modo e che, ad un certo punto, abbia tentato la fuga.”

Mackenzie osservГІ i tagli e notГІ che uno in particolare sembrava piuttosto frastagliato. Era molto probabile che a causarlo fosse stata la guida di scorrimento all'interno della saracinesca del magazzino. Vide anche l'unghia che era stata strappata.

“Sono anche presenti dei lividi sulla nuca” aggiunse Amanda. Con uno strumento simile a un pettine scostò i capelli di Claire, e lo fece con delicatezza, quasi con una sorta di affettuoso rispetto. Mackenzie scorse un livido viola nella parte alta del collo, proprio alla base del cranio.

“Ci sono segni che sia stata drogata?” chiese alla dottoressa.

“No, nessuno. Sto ancora aspettando il responso di un'analisi chimica, ma in base a ciò che ho visto, non mi aspetto che risulti qualcosa.”

Mackenzie suppose che il livido dietro la testa e il bavaglio a palla trovato nella bocca di Claire fossero ragioni piГ№ che sufficienti a spiegare come mai non avesse chiamato aiuto mentre veniva portata nel magazzino. RipensГІ alla registrazione, certa che il conducente di una delle auto era il responsabile del suo omicidio e anche della morte della persona trovata la settimana prima.

Mackenzie osservГІ il corpo di Claire con la fronte corrucciata. Era una reazione naturale avvertire sempre una sorta di rimorso per le vittime di omicidio ma, nel caso di Claire Locke, Mackenzie provava un senso di tristezza molto piГ№ intenso. Forse perchГ© poteva immaginarla tutta sola in quel magazzino buio, incapace di muoversi o di chiedere aiuto.

“Grazie per le informazioni” disse Mackenzie. “Io e il mio collega resteremo in città per qualche giorno. Si metta in contatto con me se dagli esami dovesse risultare qualcosa.”

Uscì dall'obitorio e si diresse al piano principale. Prima di tornare al piccolo ufficio che lei ed Ellington avevano adibito a base, si fermò al banco della reception per chiedere una copia del dossier di Claire Locke. Lo ricevette due minuti dopo e lo portò in ufficio.

TrovГІ Ellington che fissava il monitor, appoggiato allo schienale della sua sedia.

“Trovato qualcosa?” gli chiese.

“Nulla di concreto. Ho visto altri sette veicoli andare e venire. Uno è rimasto fermo per circa sei ore, prima di ripartire. Voglio verificare con la polizia per sapere con quali di queste persone hanno già parlato. Perché Claire Locke finisse in quel magazzino, qualcuno che appare in questo filmato deve avercela portarla.”

Mackenzie annuì e iniziò a sfogliare il dossier. Claire non aveva precedenti penali e le sue informazioni personali non offrivano granché. Aveva venticinque anni, si era laureata alla UCLA due anni prima e lavorava come artista digitale presso una società di marketing locale. I genitori erano divorziati, il padre abitava alle Hawaii e la madre da qualche parte in Canada. Non era sposata né aveva figli, ma una nota a fondo pagina diceva che il fidanzato era stato informato della sua morte. Era stato contattato il pomeriggio prima, alle tre.

“Quanto ne hai ancora?” chiese a Ellington.

Lui si strinse nelle spalle. “Ancora tre giorni, a quanto pare.”

“Ci pensi tu qui, mentre io vado a parlare con il ragazzo di Claire Locke?”

“Immagino di sì” disse con un sospiro comico. “La vita coniugale si avvicina. Meglio che ti abitui a vedermi sempre seduto davanti a uno schermo. Specialmente durante la stagione di football.”

“Ok” replicò lei. “A patto che ti stia bene che io esca per conto mio mentre tu ti guardi le partite.”

E, come a dimostrargli quello che intendeva, se ne andò via, dicendogli da sopra la spalla: “Dammi qualche ora.”

“Certo. Poi però non ti aspettare di trovare la cena pronta quando torni.”

Quello scambio di battute rese Mackenzie incredibilmente felice che McGrath avesse permesso loro di lavorare insieme a quel caso. Tra il buio e la pioggia fuori e la tristezza che provava per la sorte di Claire Locke, non sapeva se sarebbe stata in grado di gestire quel caso da sola. Ma con Ellington al suo fianco, le sembrava di avere con sé una parte di casa, un posto dove tornare nel caso in cui l’indagine fosse diventata troppo travolgente.

Uscì dall’edificio. Era calata la notte e, sebbene la pioggia si fosse ridotta ad una pigra pioggerellina, Mackenzie non poté fare a meno di sentire che si trattava di una sorta di presagio.




CAPITOLO SETTE


Mackenzie non sapeva nulla del fidanzato di Claire, poiché non c'erano dettagli su di lui nel fascicolo. Tutto quello che sapeva era che si chiamava Barry Channing e che viveva al civico 376 di Rose Street, Appartamento 7. Quando bussò alla sua porta, ad aprire fu una donna che pareva sulla cinquantina. Aveva un’aria stanca e affranta, ed era evidente che non fosse contenta di ricevere visite alle nove passate di quella domenica sera piovosa.

“Desidera?” chiese la donna.

Mackenzie fu tentata di ricontrollare il numero sulla porta, poi però disse: “Sto cercando Barry Channing.”

“Sono sua madre. Lei chi è?”

Mackenzie mostrò il suo tesserino identificativo. “Mackenzie White, FBI. Speravo di fargli qualche domanda su Claire.”

“Non è davvero in condizione di parlare con nessuno” iniziò la madre. “Vede, mio figlio...”

“Mio Dio, mamma” disse una voce maschile che si avvicinava alla porta. “Sto bene.”

La madre si fece da parte, lasciando che il figlio si affacciasse all’uscio. Barry Channing era piuttosto alto e aveva i capelli biondi e corti. Come sua madre, aveva un’aria esausta ed era evidente che avesse pianto.

“Ha detto di essere dell'FBI?” chiese Barry.

“Esatto. Ha cinque minuti?”

Barry guardò sua madre con le sopracciglia aggrottate, poi sospirò. “Sì, certo. Entri, prego.”

Barry accompagnò Mackenzie nell'appartamento, lungo uno stretto corridoio che terminava in una cucina dall'aspetto comune. Sua madre, nel frattempo, era rimasta indietro, in disparte e con l’aria contrariata. Mentre Barry si sistemava su una sedia al tavolo della cucina, Mackenzie sentì una porta che veniva sbattuta da qualche parte.

“La prego di scusare mia madre” fece Barry. “Comincio a pensare che fosse più legata a Claire di me. E questo la dice lunga, visto che avevo comprato un anello di fidanzamento due settimane fa.”

“Mi dispiace molto per la sua perdita.”

“Me lo ripetono spesso” commentò Barry, guardando il piano del tavolo. “È stato tutto talmente inaspettato. Ho pianto come un bambino quando la polizia me lo ha detto, ieri, ma nonostante questo non ho perso il controllo. La mamma è venuta a stare da me per aiutarmi con il funerale e sono grato per il suo aiuto, ma è un po’ iperprotettiva. Una volta che se ne sarà andata, probabilmente riuscirò a far uscire tutto il dolore.”

“Sto per farle quella che potrebbe sembrare una domanda stupida” disse Mackenzie. “Conosce qualcuno che potesse avere qualche motivo per fare del male a Claire?”

“No. La polizia mi ha chiesto la stessa cosa. Non aveva nemici, sa? Lei e sua madre non andavano d'accordo, ma non al punto da arrivare a questo. Claire era una persona piuttosto privata. Niente amici intimi o altro... solo conoscenti.”

“Quando l'ha vista l'ultima volta?” domandò Mackenzie.

“Otto giorni fa. È venuta qui per sapere se avessi qualcosa da mettere nel suo magazzino. Ci abbiamo anche riso su. Non sapeva che avevo l'anello, ma sapevamo entrambi che ci saremmo sposati. Avevamo già iniziato a fare progetti. Quella sua domanda era solo un altro modo per riferirsi alla nostra futura convivenza.”

“Dopo quel giorno, quanto tempo è passato prima che cominciasse a preoccuparsi? Non mi sembra che abbia denunciato la sua scomparsa.”

“Ecco, vede, io seguo le lezioni all’università, e sto cercando di tenere la mia media di voti alta per potermi finalmente laureare. È davvero impegnativo e, oltre a quello, lavoro quarantacinque ore alla settimana. Quindi passavano anche quattro o cinque giorni senza che io e Claire ci vedessimo. Ma dopo tre giorni senza messaggi o chiamate, ho iniziato a preoccuparmi. Sono andato a casa sua, ma non mi ha aperto nessuno. Ho pensato di chiamare la polizia, però mi è sembrato stupido. Ho anche iniziato a chiedermi se avesse deciso di lasciarmi; forse l'idea del matrimonio l'aveva spaventata, o qualcosa del genere.”

“L'ultima volta che l'ha vista, le sembrava che stesse bene? Si è comportata in modo strano?”

“No, stava benissimo. Era di buon umore.”

“Per caso sa cosa voleva portare nel magazzino?”

“Probabilmente alcuni dei suoi libri di testo dell’università. Li aveva nel bagagliaio dell’auto da un po’ di tempo.”

“Sa da quanto tempo aveva in affitto quel deposito?”

“Da circa sei mesi. Ci teneva degli oggetti che si era portata qui traslocando dalla California. Come le dicevo... sapevamo che ci saremmo sposati, così invece di portare tutto direttamente nel suo appartamento, aveva lasciato un po’ di cose nel magazzino. L’aveva noleggiato proprio per questo, credo. Le dicevo sempre che non era necessario, ma lei insisteva che sarebbe stato molto più facile per quando fossimo andati a vivere insieme.”

“Quindi Claire non aveva nemici... e lei? C’è qualcuno che potrebbe aver fatto questo per farla soffrire?”

Barry sembrò interdetto, come se non avesse mai preso in considerazione quell’ipotesi. Scosse la testa lentamente e Mackenzie pensò che stesse per mettersi a piangere. “No. Ma quasi vorrei che fosse così. Almeno darebbe un senso a tutto questo. Perché non conosco nessuno che potesse desiderare la morte di Claire. Lei era così... era molto gentile. La persona più dolce che si possa immaginare.”

Mackenzie sapeva che era sincero, così come sapeva che non avrebbe ottenuto nulla da Barry Channing. Posò uno dei suoi biglietti da visita sul tavolo e lo fece scivolare verso di lui.

“Se le viene in mente qualcosa, la prego di chiamarmi.”

Barry si limitГІ a prendere il biglietto e annuire.

Mackenzie sentiva che avrebbe dovuto dire qualcos'altro, ma era uno di quei momenti in cui era chiaro che non ci fosse altro da dire. Si diresse verso la porta e, chiudendosela alle spalle, provГІ una fitta di rimpianto udendo Barry Channing che iniziava a singhiozzare.

Fuori, la pioggia era poco più che una nebbiolina. Mentre tornava alla macchina, Mackenzie chiamò Ellington, desiderando che la pioggia cessasse del tutto. Non avrebbe saputo dire perché la infastidisse tanto, era così e basta.

“Pronto, sono Ellington” disse la voce all’altro capo del telefono. Ellington non guardava mai chi era, prima di rispondere.

“Hai finito di guardare la TV?”

“In effetti, sì” rispose. “Adesso sto lavorando con il vicesceriffo Rising per eliminare dalla lista le persone con cui hanno già parlato. Tu hai qualche novità?”

“No. Ma voglio andare al magazzino in cui è stato trovato il primo cadavere. Puoi farti dare tutte le informazioni da Rising e incontrarmi davanti alla centrale tra una ventina di minuti? E vedi se è possibile metterci in contatto telefonico con il proprietario.”

“D’accordo. Allora a dopo.”

Terminata la telefonata, Mackenzie iniziГІ a guidare, pensando al fidanzato in lutto che si era lasciata alle spalle... pensando a Claire Locke, sola nel buio, affamata e terrorizzata nei suoi ultimi istanti di vita.




CAPITOLO OTTO


Mackenzie ed Ellington arrivarono da U-Store-It alle 22:10. L'impianto era diverso dal Seattle Storage Solution, in quanto si trattava di un edificio vero e proprio. La struttura stessa sembrava essere un ex capannone, ma l'esterno era stato abbellito da un giardino curato, visibile solo in parte alla luce dei faretti che delimitavano il marciapiede. Avevano avvertito del loro arrivo, e infatti c’era una luce era accesa all'interno, dove il proprietario e direttore del posto li attendeva.

L’uomo, di nome Ralph Underwood, li accolse sulla porta. Era un tipo con gli occhiali, basso e in sovrappeso. Sembrava contento della loro visita e non si sforzò di nascondere che fosse molto preso da Mackenzie.

Li condusse attraverso la parte anteriore dell'edificio, dove si trovavano una modesta sala d'attesa e una sala riunioni ancora piГ№ piccola. Aveva fatto un buon lavoro rendendo il posto caldo e accogliente, ma aveva ancora l'odore di un vecchio magazzino.

“Quante unità ci sono qui?” chiese Ellington.

“Centocinquanta” disse Underwood. “Ogni unità ha una porta che dà sul retro, così è più facile caricare e scaricare gli oggetti dall'esterno, piuttosto che dover accedere dalla parte anteriore dell'edificio.”

“Sembra molto funzionale” commentò Mackenzie, che non aveva mai visto un complesso di magazzini all'interno di un altro edificio.

“Al telefono ha detto volevate saperne di più sul corpo che ho trovato due settimane fa, giusto?”

“Esatto” confermò Mackenzie. Si era fatta inviare sul cellulare il dossier da Rising, e da lì lesse: “Elizabeth Newcomb, trent'anni. Secondo il rapporto della polizia, è stata trovata nel suo magazzino, morta a causa di una coltellata all’addome.”

“Non so tutti i particolari” disse Underwood. “Tutto quello che so è che, quando sono arrivato quella mattina e sono andato in giro per il capannone come sempre, ho visto qualcosa di rosso lungo il bordo della porta dell'unità. Avevo capito immediatamente di cosa si trattava, ma ho cercato di convincermi che avevo torto. Invece, quando ho aperto il box, lei era lì, stesa sul pavimento, morta in una pozza di sangue.”

Parlava come se fosse seduto attorno ad un falГІ a raccontare una storia. Mackenzie lo trovava irritante, ma sapeva anche spesso erano proprio le persone con una tendenza al melodrammatico a rivelarsi buone fonti di informazione.

“Aveva mai trovato niente del genere prima d'ora?” volle sapere Ellington.

“No. Però... ho avuto circa una dozzina di depositi abbandonati. È scritto nel mio contratto che, se l'unità non viene aperta almeno una volta in tre mesi, chiamo l’affittuario per assicurarmi che sia ancora interessato a quello spazio. Se dopo sei mesi non vengo contattato, metto le unità all'asta, compresi gli effetti personali all’interno.”

Mackenzie sapeva che si trattava di una pratica comune, ma le sembrava al limite della legalitГ .

“A volte le cose che la gente lascia in questi magazzini sono... ecco, inquietanti” proseguì Underwood. “In tre delle unità abbandonate che mi sono capitate, c'erano giocattoli erotici di ogni tipo. Qualcun altro ci teneva quindici fucili, compresi due AK-47. Un’unità doveva essere di un tassidermista, perché dentro c'erano quattro animali impagliati... e non sto parlando di peluche.”

Underwood li accompagnò oltre una porta in fondo all’ingresso. Oltrepassando la soglia, si trovarono direttamente in un corridoio molto ampio. Il pavimento era di cemento e il soffitto si innalzava per sei metri sopra le loro teste. Adesso Mackenzie aveva la certezza che quel luogo fosse stato un capannone di qualche tipo. I magazzini erano divisi in gruppi di cinque, e ogni gruppo era interrotto da un corridoio che correva al lato dell'edificio in entrambi i sensi. Guardando lungo il corridoio centrale, sembravano esserci infinite unità. Adesso che si trovavano all’interno, Mackenzie realizzò che il capannone era enorme, lungo almeno un centinaio di metri.

“L'unità che volete vedere è da questa parte” disse Underwood. Camminarono per circa due minuti, mentre Underwood continuava a parlare degli strani oggetti che aveva trovato in alcune delle unità abbandonate, così come alcuni piccoli tesori, come giochi nuovi di zecca, fumetti rari, e una cassaforte chiusa che conteneva più di cinquemila dollari.

Finalmente si fermò davanti a un'unità contrassegnata come C-2. A quanto pareva, si era preparato in anticipo, perché tirò fuori dalla tasca una sola chiave, che subito inserì. Dopo aver sbloccato la serratura, alzò la porta avvolgibile, rivelando l’interno che puzzava di chiuso. Underwood azionò un interruttore a parete e la luce si accese rivelando una stanza per lo più vuota.

“Non si è presentato nessun familiare a reclamare le sue cose?” chiese Mackenzie.

“Ho ricevuto una chiamata da sua madre, quattro giorni fa” rispose l’uomo. “Prima o poi passerà, ma non ha fissato una data.”

Mackenzie si aggirГІ nel magazzino, alla ricerca di qualcosa di simile a quello che avevano visto in quello di Claire Locke, ma non trovГІ niente. Forse Elizabeth Newcomb non aveva lo stesso spirito combattivo di Claire, oppure le prove della sua lotta erano giГ  state ripulite dalla polizia.

Mackenzie andГІ verso i pochi oggetti accatastati in fondo alla stanza. Per lo piГ№ si trattava di contenitori di plastica, etichettati con nastro adesivo e pennarello nero: Libri e riviste, Infanzia, Roba della mamma, Decorazioni natalizie, Vecchie stoviglie.

Anche il modo in cui erano impilati sembrava molto organizzato. C'erano alcune scatole di cartone piene di album fotografici e foto incorniciate. Mackenzie sfogliò alcuni degli album, ma non vide nulla che potesse essere d'aiuto. C’erano solo famigliari sorridenti, viste sulla spiaggia e un cane che, a quanto pareva, doveva esserle stato molto caro.

Ellington si avvicinГІ e osservГІ le scatole. Aveva le mani sui fianchi, segno che non sapeva bene cosa fare. Di tanto in tanto ancora si stupiva di quanto lo conoscesse bene.

“Credo che, se ci fosse qualche indizio, sia stato già trovato dalla polizia” disse Ellington. “Forse possiamo trovare qualcosa nei verbali.”

Mackenzie annuì, ma i suoi occhi erano caduti su qualcos'altro. Raggiunse l'angolo più lontano, dove tre dei contenitori di plastica erano stati impilati uno sopra l'altro. Incastrata nell’angolo, tanto nascosta che non l'aveva notata durante la sua ispezione iniziale, c’era una bambola. Era vecchia, con i capelli ingarbugliati e macchie di sporco sulle guance. Sembrava uscita da un film horror di serie B.

“Inquietante” commentò Ellington, seguendo lo sguardo di Mackenzie.

“E stranamente fuori posto” rispose lei.

Prese la bambola, facendo attenzione a non toccarla troppo, nel caso in cui potesse costituire una prova. Certo, a prima vista sembrava solo un oggetto casuale, forse gettato nel mucchio all'ultimo minuto, quasi come per un ripensamento.

Ma tutto il resto qui dentro è meticolosamente organizzato e catalogato. Questa bambola salta all’occhio. Anzi, sembra quasi che sia stata messa lì intenzionalmente.

“Credo che dovremmo metterla in una busta per la raccolta prove” disse. “Perché questo è l’unico oggetto a non essere dentro una scatola? Questo posto è davvero ordinato. Perché lasciare fuori solo la bambola?”

“Pensi che sia stato l'assassino a metterla lì?” chiese Ellington. Non aveva ancora finito di formulare quella domanda, che iniziò a considerarla estremamente plausibile.

“Non lo so” ammise lei. “Ma penso di voler andare a dare un'altra occhiata al magazzino di Claire Locke. E voglio anche vedere in quanto tempo riusciamo ad ottenere il dossier completo degli omicidi in Oregon a cui hai lavorato... ai vecchi tempi.” Pronunciò l’ultima parte ridendo, senza lasciarsi sfuggire l'occasione di prenderlo in giro per il fatto che aveva sette anni più di lei.

Ellington si voltò verso Underwood, che era rimasto sulla porta, fingendo di non origliare. “Immagino che non abbia mai parlato con la signorina Newcomb al di fuori delle questioni legate all’affitto, vero?”

“Temo di no” disse Underwood. “Cerco di essere amichevole e ospitale con tutti, ma ce ne sono tantissimi, sa?” Poi vide la bambola che Mackenzie aveva ancora in mano e si accigliò. “Ve l’ho detto... ci sono un sacco di stranezze qui dentro.”

Mackenzie non ne dubitava. Ma quella bambola in particolare sembrava completamente fuori posto. E aveva intenzione di scoprire cosa significasse.




CAPITOLO NOVE


A causa dell'ora tarda, Quinn Tuck era comprensibilmente seccato quando Mackenzie l’aveva chiamato. Tuttavia, disse loro come entrare nel complesso e dove si trovavano le chiavi di riserva. Era quasi mezzanotte quando Mackenzie ed Ellington aprirono di nuovo il magazzino di Claire Locke. Mackenzie non poteva fare a meno di sentire che stavano girando in tondo – e quella sensazione non era particolarmente incoraggiante all'inizio del caso – ma pensava anche che fosse la mossa giusta.

Mackenzie entrГІ mentre ancora pensava alla bambola trovata nel magazzino di Elizabeth Newcomb. Forse era solo una suggestione causata dall'ora tarda, ma stavolta quel luogo le appariva piГ№ inquietante. Gli scatoloni impilati sul retro non erano perfetti come quelli dell'unitГ  di Elizabeth Newcomb, ma erano comunque in ordine.

“È un po’ triste, vero?” commentò Ellington.

“A cosa ti riferisci?”

“A tutte queste cose... le cassette, gli scatoloni. È probabile che non li aprirà più nessuno a cui importi del loro contenuto.”

Era effettivamente un pensiero triste, che Mackenzie cercò di scacciare in un angolo della sua mente. Si avvicinò agli effetti personali di Claire, sentendosi quasi un’intrusa. Con l’aiuto di Ellington, aprirono ogni scatolone per verificare l'eventuale presenza di bambole o altre stranezze, ma non trovarono nulla. Poi Mackenzie si rese conto che si aspettava di trovare qualcosa di lampante, come quella bambola, ma forse c'era qualcosa di diverso, qualcosa di più piccolo...

O forse non c'ГЁ alcun collegamento, pensГІ.

“Ehi, guarda qui” disse Ellington.

Era in ginocchio vicino alla parete destra. IndicГІ nell'angolo, in un anfratto tra il muro e una pila di scatole di cartone. Anche Mackenzie si mise in ginocchio e vide quello a cui si riferiva Ellington.

Era una teiera in miniatura – non nel senso di una teiera piccola, ma più simile a una teiera da gioco, di quelle usate dalle bambine per fare finta di prendere il tè.

Mackenzie si chinò e la raccolse dal pavimento. Era piuttosto sorpresa di scoprire che non era fatta di plastica, bensì di ceramica. Sembrava una vera teiera, solo che non era più alta di quindici centimetri. Poteva stare benissimo nel palmo di una mano.

“Se vuoi il mio parere” disse Ellington “Non credo proprio che sia finita lì per caso, lasciata da qualcuno che si era stufato di mettere a posto.”

“E non è semplicemente caduta fuori da una scatola” aggiunse Mackenzie. “È di ceramica. Se fosse caduta fuori da una scatola, si sarebbe frantumata sul pavimento.”

“Allora, che diavolo significa?”

Mackenzie non aveva una risposta. Entrambi rimasero ad osservare la teiera, piuttosto graziosa, ma al tempo stesso sporca, esattamente come la bambola nel magazzino di Elizabeth Newcomb. Nonostante le dimensioni, Mackenzie aveva l’impressione che rappresentasse qualcosa di molto più grande.



***

Era l’una e cinque minuti quando finalmente fecero il check-in in un motel. Mackenzie era stanca, ma al tempo stesso rianimata dall’enigma offerto dalla bambola e dalla teiera. Una volta arrivata nella stanza, si cambiò rapidamente, indossando una maglietta e pantaloncini da ginnastica. Mentre Ellington si cambiava a sua volta, accese il portatile e aprì la casella di posta elettronica. McGrath aveva incaricato qualcuno di inviare loro ogni singolo file che avevano sugli omicidi di Salem, in Oregon, di otto anni prima.

“Cosa stai facendo?” chiese Ellington raggiungendola. “È tardi e domani sarà una lunga giornata.”

Ignorandolo, Mackenzie gli chiese: “Non c'era niente nei casi dell'Oregon che riconduca a tutto questo? Una bambola, una teiera... niente del genere?”

“Onestamente, non ricordo. Come ha detto McGrath, io ho avuto solo piccoli incarichi nelle indagini. Ho interrogato alcuni testimoni, ho riordinato rapporti e documenti, cose del genere. Se c'era qualcosa di simile, non è saltato all’occhio. Non sono pronto ad affermare che i casi siano collegati. Certo, sono terribilmente simili, ma non identici. Eppure... non farebbe male controllare in modo più approfondito. Magari potremmo parlare con il dipartimento di polizia di Salem per vedere se qualcuno più vicino al caso ricorda qualcosa del genere.”

Mackenzie si fidava della sua parola, ma non poté fare a meno di studiare diversi file prima di arrendersi al bisogno di dormire. Sentì la mano di Ellington sulla spalla e poi la sua voce nell’orecchio.

“Sono pigro se mi metto a dormire?”

“No. E io sono troppo ossessiva se non lo faccio?”

“No. Sei solo molto dedita al tuo lavoro.” La baciò sulla guancia, poi si buttò sull’unico letto della stanza.

Mackenzie era tentata di unirsi a lui – non per qualche attività extracurricolare, ma solo per godersi un po’ di sonno prima di una nuova, frenetica giornata di lavoro. Tuttavia, sentiva di dover trovare almeno qualche altro pezzo del puzzle, anche se probabilmente erano sepolti in un caso di otto anni prima.

Ad una prima occhiata, non c'era nulla di rilevante. Erano state uccise cinque persone, tutte ritrovate dentro a magazzini. In uno erano state trovate figurine di baseball per un valore di diecimila dollari, in un altro una macabra collezione di armi medievali. Sette persone erano state interrogate in merito alle morti, ma nessuna era mai stata condannata. La teoria condivisa da polizia ed FBI era che l'assassino rapisse le sue vittime per poi costringerle ad aprire i loro magazzini. Stando ai verbali originali, sembrava che l'assassino non avesse rubato nulla, anche se era ovviamente quasi impossibile esserne certi.

Da quello che Mackenzie poteva vedere, sulle scene del crimine non erano stati lasciati oggetti particolari. I dossier contenevano foto delle scene del crimine e delle cinque vittime. Tre dei magazzini erano piuttosto disordinati; evidentemente non erano usati da persone maniache dell’ordine come Elizabeth Newcomb.

Due delle fotografie erano sorprendentemente nitide. Una ritraeva il magazzino della seconda vittima, l'altra quello della quinta. Entrambi gli ambienti erano in uno stato che Mackenzie avrebbe definito un “caos organizzato”: c'erano pile di oggetti qua e là, ma erano stati messi insieme alla rinfusa.

Guardando la seconda scena del crimine, Mackenzie ispezionò la parete di fondo, ingrandendo il più possibile senza che l’immagine si sgranasse. Vicino al centro della stanza, in cima a tre scatole accatastate precariamente, le parve di notare qualcosa di interessante. Sembrava una brocca, di quelle dove mettere l’acqua o la limonata. Era poggiata su quello che sembrava un piatto. Nonostante non fossero gli unici oggetti a non essere chiusi in una scatola, la brocca e il piatto sembravano essere stati posizionati con cura al centro della stanza.

Mackenzie fissò lo schermo finché la vista cominciò ad offuscarsi per la stanchezza. Era probabilmente un tentativo alla cieca, ma non poteva ignorare il suo istinto. Così si mise a scrivere un’e-mail indirizzata a due agenti che sapeva avrebbero agito in modo rapido ed efficiente. Le venne in mente in quell’istante che lei ed Ellington non li avevano ancora invitati al loro matrimonio: si trattava degli agenti Yardley e Harrison.

AllegГІ i file che aveva ricevuto all'e-mail e scrisse un messaggio conciso: Uno di voi due potrebbe esaminare i dossier di questi casi e verificare se qualcuno abbia fatto un inventario di ciГІ che si trovava all'interno dei magazzini? Potreste chiedere ai proprietari dei complessi.

Sapendo che c'era ben poco da fare, Mackenzie finalmente si lasciГІ cadere sul letto. Era talmente esausta che si addormentГІ in meno di due minuti.

Anche se nella sua mente si affacciò l’inquietante immagine della bambola del magazzino di Elizabeth Newcomb, riuscì ad ignorarla e a dormire sonni tranquilli.




CAPITOLO DIECI


Mackenzie non fu affatto sorpresa di svegliarsi alle 6:30 e scoprire che l'agente Harrison aveva già risposto. Era praticamente un guru della ricerca e aveva rapidamente imparato a orientarsi tra file, cartelle e grandi quantità di dati. La sua e-mail conteneva due allegati e un messaggio che andava dritto al punto, com’era sua abitudine.

I due documenti che trovi allegati sono inventari stilati dall’FBI. Sono tutto ciò che abbiamo, perché le famiglie di due delle altre vittime hanno negato al Bureau il permesso di esaminare i loro effetti personali. Il quinto manca perché il proprietario della struttura ha messo all'asta il contenuto tre giorni dopo la morte. Sembra una bastardata, ma la vittima non aveva una famiglia che potesse ritirare i suoi effetti personali.

Spero che questo sia di qualche aiuto. Fammi sapere se ti serve qualcosa di piГ№ specifico.

Mackenzie aprì l'allegato e trovò delle semplici liste in formato Word. La prima era lunga sette pagine, la seconda trentasei. Il documento più lungo era l’inventario del magazzino di Jade Barker. Quel nome le diceva qualcosa. Aprì le fotografie dei magazzini dai dossier originali e vide che quello più disordinato era proprio quello di Jade Barker; lo stesso con la brocca e il piatto al centro.

Mackenzie fece una rapida ricerca nel documento e trovГІ le voci elencate a pagina due.

Caraffa giocattolo.

Piatto giocattolo in plastica.

Dietro di lei, Ellington si stava vestendo. Abbottonandosi la camicia, si avvicinò a lei e guardò lo schermo. “Accidenti. Hai trovato quello che cercavi, eh?”

“Proprio così” confermò lei, indicando i due oggetti. Rifletté per un momento, prima di chiedere: “Dov'è esattamente Salem?”

“Nella parte settentrionale dell’Oregon. Non so di preciso dove.” Si fermò, scrutandola con divertita irritazione, quindi sospirò. “Hai intenzione di fare una gita?”

“Penso che potrebbe valerne la pena. Vorrei dare un'occhiata alle scene del crimine e magari parlare con alcuni dei famigliari.”

“Abbiamo dei famigliari con cui parlare anche qui” sottolineò Ellington. “Tanto per cominciare, i genitori di Elizabeth Newcomb. E onestamente, vorrei fare due chiacchiere con i poliziotti che sono entrati per primi in quel magazzino per avere un rapporto dettagliato.”

“Perfetto, allora la tua mattinata è già stata pianificata.”

“Mac... Salem è a quattro ore di distanza, credo. Non ha senso dividersi solo perché tu possa passare tutto il giorno in macchina e forse farti una vaga idea di quello che è successo otto anni fa.”

Mackenzie aprì una scheda sul suo portatile e digitò da Seattle a Salem. Senza voltarsi verso di lui, lesse: “Sono tre ore e mezza... diciamo tre, per come guido io. Se va tutto liscio, tornerò per cena.”

“Se va tutto liscio” le fece eco Ellington.

Mackenzie sorrise alzandosi. “Ti amo anch'io.”

Poi lo baciò e desiderò effettivamente essere andata a letto un po’ prima, la sera precedente.



***

“Harrison, ho bisogno che mi trovi altre informazioni.”

Mackenzie trovava sempre esaltante guidare e parlare al telefono contemporaneamente. Certo, sapeva che non era qualcosa visto di buon occhio, ma nel suo lavoro lo considerava la forma piГ№ evoluta di multitasking.

“E buongiorno anche a te” rispose l'agente Harrison all'altro capo del telefono. “Suppongo che tu abbia ricevuto la mia mail?”

“Certo, e mi è stata di grande aiuto. Però mi chiedevo se potessi fare qualche altra ricerca.”

Sapeva che non le avrebbe detto di no. In passato, si sarebbe preoccupato di cosa potesse dire il loro capo, ma con il nuovo ruolo di Mackenzie e con il fatto che lavorava direttamente sotto McGrath, sapeva che Harrison avrebbe dato la massima prioritГ  alla sua richiesta.

“Cosa ti serve?”

“Mi sto dirigendo verso Salem, in Oregon, in questo momento, per dare un'occhiata alle scene del crimine e interrogare tutti quelli che posso. Vorrei che provassi a trovare i nomi e i contatti di tutti i familiari o amici intimi delle vittime che vivono nella zona.”

“Sì, posso farcela da solo. Quanta strada hai ancora?”

“Altre tre ore, circa.”

“Avrai tutto quello che ti serve prima di arrivare.”

“Grazie, Harrison.”

“Allora, questo caso è una specie di anticipo di luna di miele per voi due, eh?” scherzò lui.

“Non direi proprio. Immagino che si possa paragonare piuttosto ai preliminari” scherzò Mackenzie.

“Ok, risparmiami i dettagli. Adesso mi rimetto all’opera. Buon viaggio, agente White.”

Chiusero la comunicazione e Mackenzie rimase sola con i suoi pensieri e l’interstatale 5 davanti a sé. Continuava a pensare alla foto del magazzino di Jade Barker, morta da quasi otto anni. Se il piatto e la brocca che aveva individuato erano gli stessi due oggetti che erano nell’inventario dall'FBI, cosa significava? Certo, era un collegamento debole con il nuovo caso di Seattle, ma dove portava? Anche se fosse tornata da Salem con la prova inconfutabile che l'assassino si stava lasciando dietro bambole e tazzine, sarebbe davvero servito a qualcosa?




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